Un album con ben 9 brani scritti dallo stesso Pippi Dimonte ci portano alla scoperta delle numerose sfaccettature della musica gitana, richiamando le atmosfere di festa e danze dei popoli nomadi.
Swing, Jazz manouche, bossa, choro, valse musette e altri ritmi travolgenti incuriosiranno le nostre orecchie dalla prima all’ultima traccia grazie anche alla forte coesione dei musicisti che hanno partecipato a questo fantastico progetto.
Uno sguardo all’artista.
Contrabbassista e compositore lucano ma stabilito da anni a Bologna, Giuseppe “Pippi” Dimonte da anni arricchisce il suo bagaglio di conoscenze musicali attingendo talvolta dalla musica classica, altre volte dal jazz ed altre ancora dalla world music. Nel corso della sua carriera vanta già numerose collaborazioni con artisti di fama internazionale, in modo particolare della scena jazz manouche tra cui Stochelo Rosenberg, Tchavolo Schmitt, Jimmy Rosenberg, Adrien Moignard, Brady Winterstein, Sebastien Giniaux e molti altri.
Dopo varie collaborazioni in altri progetti come sideman, Pippi dal 2014 ha pubblicato ben cinque album : Morning Session del 2014, Hieronymus del 2016, Trio Mezcal del 2018, Majara del 2020 ed infine Dinamo del 2023.
Nel 2017 la rivista jazz newyorkese “Bird is the Worm” lo inserisce tra i contrabbassisti più interessanti della scena jazzistica internazionale per la pubblicazione di “Hieronymus”.
Una recensione “doppia”.
Alain Bonelli: Un album che non annoia mai: ogni brano, infatti, affronta un genere ed un ritmo diverso e riesce a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, dall’inizio alla fine. Tra le composizioni che più ho apprezzato c’è sicuramente “Krusco Swing” dove il mix tra funk, swing e quarte discendenti riescono a creare qualcosa di eccezionale. Mi sembra, inoltre, doveroso esaltare le capacità dei musicisti che hanno suonato in quest’album che, dopo aver esposto i temi in maniera eccellente (anche lo stesso Pippi spesso li suona all’unisono), si lanciano in delle improvvisazioni di gran gusto e mai scontate. Da sottolineare, in particolare, il solo di contrabbasso su “Ribera”, l’improvvisazione di Giangiacomo Rosso alla chitarra su “Rosa Maria”, nonché le capacità di quest’ultimo anche come chitarrista ritmico essendosi dovuto cimentare in diversi stili e pattern ritmici eseguiti egregiamente; un plauso va aFrancesco Giacalone al clarinetto che sul brano “Daniel Porque Chora” ci regala un solo ricco di originalità; il brano finale “Caprarizza”, davvero travolgente, ed il solo di Roberto Beneventi pieno di energia. Per concludere, il progetto di “Pippi”, composto interamente da lui, è un concentrato di dinamismo e vivacità; caratteri che inevitabilmente riflettono la personalità di Giuseppe Dimonte, che ho avuto il piacere di incontrare in diverse occasioni.
Andrea Parente: Seguo “Pippi” dal 2020, ovvero da quando ho ascoltato “Majara” ed ho potuto apprezzare il suo modo di comporre, così eterogeneo, così ricco di sfumature interessanti. “Dinamo” non mi ha sorpreso dal punto di vista delle aspettative: seguendo le variegate esperienze musicali di Pippi, mi aspettavo proprio un disco del genere, capace di coinvolgerti dal primo all’ultimo brano. Ciò che ho percepito in questo disco è una duplice valenza, rappresentata da un lato da un “viaggio sonoro” che abbatte i confini del jazz europeo e si estende fino in Oriente; dall’altro, da un’identità ben precisa, avvalorata da una scelta perfetta dei collaboratori del disco. Il risultato è un disco ben riuscito, che invita a lasciarsi andare e a farsi coinvolgere dalla emozionalità di arrangiamenti complessi, ma ricchi di trame orecchiabili e di gran gusto. Il brano che mi ha più colpito – come dinamica, arrangiamento ed interplay – è quello che chiude il disco, ovvero “Caprarizza”. Ma il bello di questo disco è che ogni singolo brano ha una storia a sé, che merita di essere “vissuta”.